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martedì 11 ottobre 2011

15 OTTOBRE - Non finiremo a Piazza S. Giovanni


TERZO FRONTE - Italia
Scritto da Campo Antimperialista
Martedì 11 Ottobre 2011 12:32

Sin dall’inizio abbiamo salutato la proposta degli Indignati spagnoli di fare del 15 ottobre una giornata di proteste generale. Essa rispondeva a tre esigenze: affermare un secco no a tutte le misure antipopolari di austerità adottate dalla Ue e dai governi nazionali, estendere e unificare a scala continentale le proteste sociali, costruire un movimento sociale indipendente sia dalle istituzioni che da partiti ormai falliti.

Ma i morti allungano le mani sui vivi. Per quanto compromessi e screditati, gli apparati dei partiti di sinistra, stanno tentando in ogni modo di depotenziare la protesta sociale, di domarla, sia per trarne vantaggi elettorali che in vista dei loro intrallazzi istituzionali.

Ciò facendo essi non solo tradiscono lo spirito degli indignati spagnoli — i quali, non dimentichiamolo, scesero in piazza per boicottare la rituale manfrina elettorale—, essi disattendono il sacrosanto spirito di protesta dei tanti che scenderanno in piazza a Roma il 15 ottobre. Con loro noi diciamo no alla desueta liturgia del corteo, destinato a spegnersi in Piazza S. Giovanni con tarallucci, vino e consueto corollario dei discorsetti demagogici dei presunti capipopolo.

Coi tanti che scenderanno in piazza il 15 ottobre, noi dichiariamo che occorre farla finita con liturgie antiche, che invece di dare forza al protagonismo popolare lo pregiudicano; che invece di fare coraggio ai giovani, li deprimono e li allontano dalla politica attiva.

No, coi tanti non accetteremo di fare i gregari dei politicanti per tirare loro la volata elettorale, di essere usati come massa di manovra delle loro trame governiste. Li abbiamo già visti all’opera in due occasioni. Ci è bastato.

Quindi, pur partecipando alla manifestazione, noi non saremo tra quelli che parteciperanno alla triste cerimonia di Piazza S. Giovanni. Un modo per finire in bellezza lo si troverà, assieme, ne siamo sicuri, a gran parte dei manifestanti.

L’accusa di “avventurismo” la rispediamo al mittente. Avventuristi sono proprio coloro che pretendono, dentro una crisi gravissima come quella che attraversa questo sistema, di potere trattare il potente movimento che va nascendo, come una tigre da cavalcare e ammansire. Così facendo, sono proprio questi politicanti a spingere la rabbia sacrosanta verso esiti avventuristici e perdenti.

Raccogliere davvero l’indignazione popolare significa promuovere e ben organizzare un assedio non violento e permanente ai palazzi del potere, dove sono asserragliati i comitati d’affari del grande capitale finanziario, bancario e speculativo globale, responsabili della catastrofe sociale imminente. Anche per questa ragione gli antimperialisti faranno il corteo con il blocco del primo ottobre.

Noi il 15 non ce ne andiamo!
Né Berlusconi né governo dei banchieri!
Fuori dal debito e Fuori dall’euro per uscire dalla crisi!


Campo Antimperialista
10 ottobre 2011

mercoledì 24 dicembre 2008

Natale: l'ipocrisia continua

Cari amici,
oramai abbiamo capito che tutto quello che ci circonda, fa parte della nostra vita, è solo un mezzo per farci sentire al sicuro come in un campana di vetro, creata appositamente da poche persone e accettata dalla maggioranza degli altri. Bisognerebbe smetterla, ma come? Ogni gesto che ripetiamo in questo clima di consumismo natalizio è privo di significato e ci fa sentire a noi moicani dell'idealismo sofferenti e soli nel combattere una battaglia persa in anticipo. Cerchiamo qualcuno con cui combattere o qualcosa per cui combattere ma non lo troviamo perchè nascosti dalla viscida melma delle sabbie mobili del sistema. Un sistema questo che cerca di farti perdere il senso delle cose e della vita, ti svuota per poterti controllare meglio e più accuratamente e farti rimanere con addosso l'odore pesante dei resti di uno sciassi dell'anima. La maggioranza si sente confusa, le persone sono zombi tra vetrine, centri commerciali, i posti di una vita che perdono valore e la mente inebriata dai rumori di pensieri malati. Cerchiamo di reagire noi poveri illusi di un mondo diverso ma coraggiosi nel cercare la via verso parole che prendono colore come l'intenso vivere delle baraccopoli del mondo. Siamo persi ma ci ritroviamo nel cercare il senso di tutto ciò. Dobbiamo smetterla di soffrire e per stare meglio vi il necessario bisogno di vomitare parole che hanno la forza di aprire le menti e abbattere muri. E' il 24 di Dicembre e ancora una volta il clan degli ipocriti si riunisce nuovamente per banchettare l'illusione della vita, e prostituire il suo senso. In questo momento come gli altri anni si vuole dimenticare ma i problemi sociali aumentano, si ingigantiscono e i tanti con i loro sorrisetti farsati e farciti di stupida tranquillità perdono la fermezza di una lotta che potrebbe renderli immortali e migliori. Ci deve essere una luce da seguire per poter uscire da questo inutile sterco. Riuniamoci si non per sorridere ma per volere un modo diverso di essere insieme. Facciamo per una volta una cosa buona a Natale, dimentichiamolo e recuperiamo noi stessi. Una non violenza verso un sistema che ci vuole tutti uguali, recuperiamo le diversità e siamone degni senza giustificare alcunchè a talune persone che agiscono da soldatini del grande manovratore natalizio. Troviamo una via d'uscita in una spiritualità dell'incontro e sublimiamo noi stessi nella collettività vera. Siamo all'altezza di vedere qualcosa di diverso se lo vogliamo, non diventiamo mercificazioni del natale ipocrita. Tecnologia, la rootine quotidiana,l'informazione, le religioni, le famiglie, il commercio, il pensiero e cc sono tutte prone e alienate in nome del Dio denaro e del Dio Potere, a questo sistema è rimasta una sola cosa da conquistare l'essere uomo ma questo per fortuna è ancora proprietà di Dio. Dimentichiamo il Natale e ritroveremo la pace.

sabato 4 ottobre 2008

Crisi Bancaria e Finanziaria

Appello a non sottoscrivere l' appelloeconomisti@voceinfo


Per correttezza, prima di criticarlo, riproduciamo l'appello: http://www.lavoce.info/articoli/pagina1000650.html

LA CRISI BANCARIA IN EUROPA: UN APPELLO ALL'AZIONE
L'Europa è nel mezzo di una crisi senza precedenti. Tutti gli europei sanno che cosa accadde quando nei bui anni Trenta i mercati finanziari smisero di funzionare. Non è esagerato dire che potrebbe accadere di nuovo se i governi non intervengono. Non stiamo dicendo che accadrà, ma è fondamentale sapere qual è la posta in gioco. Si dissolve la fiducia nei mercati e c'è il rischio che la paura si diffonda ancora di più. Le turbolenze nei mercati finanziari devono essere fermate perché causano gravissimi danni all'economia reale. Sono a rischio i risparmi di centinaia di milioni di europei. Se la turbolenza darà luogo a una paralisi del mercato del credito, un gran numero di posti di lavoro e di imprese verrà distrutto. Un ulteriore indebolimento dell'economia reale metterebbe a rischio un numero ancora maggiore di prestiti e si creerebbe un circolo vizioso di caduta dei prezzi delle attività, deterioramento della capacità di ripagare i debiti e diminuzione dei flussi di credito.Gli interventi dei politici statunitensi sono positivi, ma non sono sufficienti. Anche all'Europa si richiede un'azione politica decisa.
ESTERNALITA' POLITICHE: LE AZIONI A LIVELLO EUROPEO PER INTEGRARE GLI INTERVENTI DEI SINGOLI STATI
Le autorità degli Stati Uniti hanno imparato la scorsa settimana che salvare una banca alla volta non serve: una crisi di sistema richiede una risposta di sistema.In Europa, il salvataggio di una banca per volta significa uno sforzo di salvataggio intrapreso da un singolo paese, nonostante gli importanti effetti che questo ha sugli stati vicini, oppure un coordinamento improvvisato all'ultimo minuto con un accordo sulla distribuzione dei costi. Fino a oggi risposte nazionali e sforzi cooperativi ad hoc sono stati utili. Tuttavia, l'interdipendenza tra le banche europee è troppo profonda e diffusa perché la risposta nazionale o il coordinamento caso per caso possano essere sufficienti. Ogni intervento di un singolo Stato e ogni intervento cooperativo tra un ristretto numero di nazioni può avere effetti imprevedibili sugli altri paesi europei. È fondamentale che le autorità nazionali si incontrino e coordinino le loro risposte, delineando soluzioni valide per tutta l'Europa se necessario.Ora, mentre la situazione appare ancora gestibile, è il momento di agire. Gli avvenimenti della scorsa settimana negli Stati Uniti dimostrano che le crisi finanziarie non si sviluppano in modo regolare e prevedibile. Un fatto inaspettato può innescare fallimenti a catena e un panico che diventa sempre più difficile controllare.
SOLUZIONI
Molte soluzioni possono comporre una risposta adeguata. Negli Stati Uniti, in questo momento la crisi si affronta riportando liquidità nei mercati monetari e del credito e creando le condizioni per una ripresa delle assicurazioni sui mutui primari e su altre attività illiquide ma sufficientemente omogenee e trasparenti. In Europa il problema principale è l'elevata leva finanziaria delle grandi banche che operano a livello internazionale. Per questo, il contributo dell'Europa deve incentrarsi sulla ricapitalizzazione del settore bancario, attraverso l'iniezione di fondi pubblici o attraverso la conversione obbligatoria del debito in capitale azionario. Deve essere fatto a livello europeo (per esempio, attraverso la Banca europea per gli investimenti). L'approccio attuale, con il salvataggio di un istituto dopo l'altro utilizzando fondi nazionali, porterà solo a una balcanizzazione del settore bancario europeo. Per prevenire in futuro crisi di questa natura, è necessaria anche una regolamentazione a livello europeo dei mercati finanziari e delle istituzioni bancarie europee.Il problema non è la mancanza di idee su come risolvere la crisi. Il problema è la mancanza di volontà politica.Se i capi di Stato e di governo europei non si riuniscono subito per affrontare in modo deciso la crisi prima che sfugga al controllo, finiranno per trovarsi ad azzuffarsi su quel poco che rimarrà dopo il disastro.
Testo inglese disponisbile su www.voxeu.com
Alberto Alesina, Harvard UniversityRichard Baldwin, Graduate Institute, Geneva Tito Boeri, Università Bocconi, MilanoWillem Buiter, London School of Economics Francesco Giavazzi, Università Bocconi, MilanoDaniel Gros, Centre for European Policy Studies Stefano Micossi, AssonimeGuido Tabellini, Università Bocconi, MilanoCharles Wyplosz, Graduate Institute, Geneva Klaus F. Zimmermann, Bonn University
Sottoscrivono:
Marco Arnone, Università Cattolica, MilanoGuido Ascari, Università di PaviaGiorgio Barba Navaretti , Università Statale, MilanoPeter Birch Sorensen, University of CopenhagenAndrea Boitani, Università Cattolica, Milano Guido Bolliger, Olympia Capital ManagementSergio Briguglio, ENEARiccardo Cesari, Università di BolognaDaniele Checchi, Università Statale, MilanoGurdgiev Constantin, Trinity College, Dublin (Adjunct) & NCB StockbrokersTony Curzon Price, openDemocracy.netJean-Pierre Danthine, University of Lausanne and Swiss Finance InstituteFrancesco Daveri, Università di ParmaGiuseppe De Arcangelis Sapienza Università di RomaPaul De Grauwe, Katholieke Universiteit LeuvenDaniela Del Boca, Università di Torino Jacques Delpa, Conseil d'Analyse Economique, ParisMathias Dewatripont, ecares, universite libre de bruxelles and ceprMarco Di Marco, Italian National Statistical InstituteGregory Duncan, University of California-BerkeleyFederico Eisler, Merrill LynchMichael Emerson, CEPSStefano Fassina, già Economist, Internatinal Monetary FundCarlo Favero, Università Bocconi, MilanoFrancesco Ferrante, Università di Cassino Riccardo Fiorentini, Università di VeronaHarry Flam, IIES, Stockholm UniversityElsa Fornero, Università di TorinoMarzio Galeotti, Università Statale, MilanoGillian Garcia, IMF, retired Reijer Groenveld, Abn AmroGregorio Impavido, IMF Patrick Honohan, Trinity College DublinTullio Jappelli, Università Federico II, Napoli Olivier Jeanne, Johns Hopkins University Philip Lane, Trinity College Dublin and CEPRMarco Leonardi, Università Statale, MilanoRiku Leppanen, European CommissionFélix López, EOI Business School, MadridPhilippe Martin, Paris School of EconomicsJacques Melitz, Heriot-Watt University Tommaso Monacelli, Università Bocconi, MilanoAldo Montesano, Università Bocconi, MilanoTommaso Nannicini, Università Bocconi, MilanoLuca Nunziata, Università di PadovaMarco Pagano, Università di Salerno Fausto Panunzi, Università Bocconi, MilanoEugenio Peluso, Università di VeronaAvinash Persaud, Intelligence Capital LimitedIlaria Piemonte, UBI Pramerica SGRMichele Polo, Università BocconiGiorgio Ragazzi Università di BergamoFabio Ranchetti, Università di PisaGianpaolo Rossini, Università di BolognaWolfgang Scherf, Justus-Liebig-Universität GießenEnrico Santarelli, Università di BolognaAlessandro Sciamarelli, European Mortgage FederationTapen Sinha, ITAM, Mexico and University of Nottingham, UKMarko Skreb, Former Croatian National Bank Governor Cedric Tille, Graduate Institute for International and Development StudiesGianni Toniolo, Duke University e LUISS, RomaHarry van Dalen, Tilburg UniversityFrancesco Vella, Università di BolognaGuglielmo Weber, Università di Padova Stephen Yeo, CEPR


Ecco un appello da non sottoscrivere. E soprattutto da meditare riguardo all’ assoluta incapacità analitica e predittiva dell’ “economista medio”, magari anche “spostato a sinistra”.
L’unica parte che condiviamo è quella in cui si parla di affrontare la crisi non in ordine sparso, ma in chiave europea.
Invitiamo perciò i lettori a passare subito all’analisi del paragrafo “Soluzioni” .
La “ ricapitalizzazione del settore bancario, attraverso l'iniezione di fondi pubblici o attraverso la conversione obbligatoria del debito in capitale azionario”, come si cerca di fare negli Stati Uniti, ha un enorme valore psicologico, ma solo se viene condotta a termine rapidamente. E soprattutto, se accompagnata da misure (orrore!) “interventiste”, delle quali, purtroppo, nell’appello non si parla assolutamente. I firmatari si limitano a consigliare genericamente “per prevenire in futuro crisi di questa natura”, la necessità “anche di una regolamentazione a livello europeo dei mercati finanziari e delle istituzioni bancarie”. Pannicelli caldi...
Infine, nella chiusa, si fa riferimento, sempre in modo generico, al ruolo della politica: “Il problema non è la mancanza di idee su come risolvere la crisi. Il problema è la mancanza di volontà politica”. Grazie signori, avete scoperto l’acqua calda... Quanto alle idee ne avete pochine. Perché, in realtà, l’appello non va al di là del solito invito alla cultura delle regole, cui la politica dovrebbe farsi portatrice. Il punto è che la situazione non può più essere gestita ricorrendo alle solite chiacchiere sul galateo economico, bla bla bla...
La ricapitalizzazione, invece, andrebbe affiancata, invocando lo "stato di eccezione" in cui chi decide è sovrano, da immediate ispezioni e controlli sulle attività bancarie e borsistiche: vere e proprie sciabolate sulle teste degli speculatori. Che solo così potrebbero capire che esiste ancora una volontà politica. Inoltre andrebbero vietate, sul piano legislativo, le attività finanziarie basate sull’effetto leva (prendo a prestito pochi soldi, e con quei pochi ne muovo tanti in termini di azioni e titoli, influenzando il corso dei mercati, con finalità puramente speculative).
Inoltre, andrebbero subito allentate le briglie del credito, facendo scendere i tassi. Tradotto: il monetarista Trichet va licenziato in tronco. Infine alla manovra creditizia si dovrebbero affiancare politiche di lavori pubblici sul piano europeo, in grado di rilanciare l’economia, ovviamente rispettando l’equilibrio ambientale.
In questo modo si avrebbe una crescita dell’inflazione (da tenere comunque sotto le due cifre, di qui la necessità di accordi tra imprenditori e sindacati a livello nazionale ed europeo, non però penalizzanti per i lavoratori), ma anche una crescita dei consumi (forse leggermente più ridotta del tasso d’inflazione, ma non siamo economisti, non stai a noi dirlo, modesti sociologi...). Due fenomeni sempre preferibili alla recessione. Naturalmente l’inflazione, considerati anche i possibili sviluppi della stessa a livello americano e mondiale, collegati al corso del dollaro, potrebbe influire negativamente in Europa sull’acquisto delle materie prime, e quindi incidere sui costi dei volumi produttivi. Si tratta però di un rischio che deve essere affrontato. Soprattutto se si pensa che l’alternativa è la disoccupazione di massa. Di qui la necessità di creare sul piano nazionale ed europeo una struttura pubblica - si pensi alla vecchia Iri italiana - in grado di assorbire e gestire occupazione.
Concludendo, si potrà uscire dalla crisi europea che si preannuncia all’orizzonte, non con i generici appelli alle regole, basati su una visione superficiale della difesa della liquidità: certo, la liquidità si difende con le “iniezioni di fondi pubblici”, ma la si garantisce, per il futuro, soltanto con interventi strutturali in grado di favorire la ripresa, i consumi e l’occupazione, come quelli qui enumerati. Ovviamente, non disconosciamo il rischio di una politica "inflazionistica". Un pericolo, ripetiamo, sempre preferibile a quello politicamente e socialmente racchiuso in una crescente disoccupazione di massa.
A questo proposito la posizione mercatista della Marcegaglia sui contratti è suicida per l’intera economia italiana, e oltre... Si spera che Epifani, non capitoli di nuovo, e magari su consiglio di Veltroni.
A proposito, il Tremonti antimercatista che fine ha fatto?

Carlo Gambescia

mercoledì 23 aprile 2008

Oro nero o atomo d'oro? Cosa c'è dietro la cooperazione per il nucleare civile in Medio Oriente?

Sono esterefatto dagli ultimi accordi che gli americani hanno stipulato con la Ccg(Consiglio di cooperazione del Golfo) comprendente Emirati Arabi Uniti, Baherein, Arabia Saudita, Oman, Quatar e Kuwait perchè mi chiedo da semplice analista internazionale dopo che si sono materializzate 3 guerre per il petrolio, due guerre del Golfo e una guerra ad oltranza ad opera di Israele contro la Palestina quante operazioni belliche i nostri eroi occidentali riusciranno a portare sul suolo medio orientale, per permettere alle multinazionali americane, europee e allo stato cinese di intascare dalle contrattazioni sul nucleare civile? Io credo che le persone debbano essere informate che senatori e deputati del Congresso americano si sono venduti, intascando soldi dagli arabi i quali desiideravano realizzare comuni alleanze con la Casa Bianca e il popolo Yankee. Certo non tutti ma la maggior parte è diventata un provvidenziale assorbente della politica della corona saudita.E la restante minoranza da inchieste varie risulta essere irretita dalle Case farmaceutiche statunitense. Credo sia proprio l'ora che il popolo americano avvii una seria riflessione su cosa veramente pensi il mondo del loro sistema e su come sia stato possibile arrivare ad una degenerazione nonchè sfaldamento dei principi costituzionali della loro organizzazione. Insomma alla detta di Roosevelt "è ora che l'orso americano esca dal letargo".Quindi da tale politica non ci si può aspettare granchè. Infatti la Rice dichiara che "L'America donerà agli Emirati Arabi la tecnologia per produrre il nucleare ma solo per scopi pacifici", è palese che dietro ciò c'è un contraddittorio impastato dal fatto che lo stesso Governo ha dichiarato una guerra virtuale contro l'Iran di Ahmadinejad che ha sempre dimostrato la sua evidente estranietà ad un uso del nucleare per motivi bellici. Allora per quale motivo Bush vuol fare accordi con la Ccg? Considerando che da secoli gli sciiti e i sunniti lottano per la supremazia del territorio per quale motivo gli occidentali, vedi accordi Nato-ccg, rischierebbero una presa di posizione netta a favore di una coalizione sunnita e quindi contro Libano, Siria e Iran a maggioranza sciita? La spiegazione può essere esplicata in due punti: 1) Gli americani vogliono creare e portare allo scontro con l'aiuto della corona saudita(anche se attualmente è in atto un congelamento finto tra i due Paesi perchè molti terroristi presi dall'fbi e dalla cia erano sauditi) le due coalizioni sunnita e sciita per poter come sempre intervenire e attecchire la propria presenza sul territorio; 2) Approfittando del fatto che le scorte di petrolio in questi Paesi si esauriranno e quindi partendo dall'esigenza di una economia indipendente dall'oro nero che porterebbe ad un eventuale scontro tra questi Paesi potrebbe crearsi un mercato competitivo sul nucleare e gli Americani vogliono essere i primi a raccogliere i frutti economici e monetari che porterebbe la distribuzione di tecnologia avanzata. Ora spetterà agli eventi darmi ragione oppure torto. Come di consueto il tempo è sempre galantuomo. Ai posteri l'ardua sententia!
Simone Di Tola

lunedì 17 marzo 2008

Una nuova chat per il Blog

Signori e Signore vi presento la nuova Chat: http://tools.mrwebmaster.it/work/chat.php?chat_id=10987&act=login

domenica 16 marzo 2008

Signoraggio e ho detto tutto!

L A G R A N D E T R U F F A
Problema

Tutti i politici eletti alla guida della Nazione hanno sempre indebitato lo Stato chiedendo denaro in prestito ad una ristretta cerchia di banchieri privati.
Questi banchieri internazionali creano il denaro dal nulla e senza nessuna contropartita, semplicemente stampandolo.
Gran parte delle tasse versate dal cittadino servono a pagare gli interessi su quel debito inestinguibile, eterno, costituito da carta straccia.
Domanda:

Perché lo Stato non si stampa da solo i soldi?
Perché conia le monete metalliche ma non stampa le banconote?
Perché emette Obbligazioni invece che stampare moneta esente da interesse?
[ex] Perché non esiste un elenco ufficiale dei proprietari della Banca d'Italia S.p.A.?
Perché, dal 10 AGO 1893, l'elenco dei soci di Bankitalia S.p.A. è stato reso disponibile solo il 20 SET 2005?
Perché il Senato della Repubblica nei suoi verbali riporta «omissis» quando arriva ad elencare tali partecipanti?
La Banca ha il monopolio della creazione ed emissione della moneta. Essa crea 100, presta 100 e pretende una restituzione di 100 + 5 di interesse: lo Stato dove prende quel +5 [che non esiste]?
(sandro pascucci)



Il Mondo ha un problema

La Società ha in realtà, un unico grosso problema, e se lo è creato con le proprie mani!

E’ un problema puramente economico, riguarda infatti l’emissione del Denaro.

Tale emissione è decisa, controllata e gestita da Entità Private e non da Governi democraticamente eletti. Dopo centinaia di anni di contraffazioni e illegalità e machiavellismi, queste Entità Private sono ora giunte a controllare intere Nazioni, non più sovrane ma schiave di un meccanismo economico/finanziario conosciuto come «signoraggio» (con l’aggiunta della forse ancor più grave «riserva frazionaria»).

Molto spesso, troppo spesso, gli uomini politici di ogni Nazione chiamati a tutelare e difendere il Popolo che li ha democraticamente eletti, sono corrotti e collaborano con questi malvagi «creatori di moneta». Le leggi stesse in materia vengono create a vantaggio dei Banchieri Internazionali. Altre leggi che potrebbero aiutare il Popolo a riscattarsi da questa schiavitù, sono cambiate, alterate o semplicemente ignorate.

Il sistema bancario attuale è basato su una truffa ignobile e disumana.
Questa truffa è il «signoraggio» e la «riserva frazionaria» delle Banche Centrali.

I sistemi di informazione sono alterati e/o controllati dal Potere Economico dei Banchieri Internazionali Privati e nessun giornale o televisione o radio parlerà mai del «signoraggio» e/o della «riserva frazionaria». Ci sono stati Presidenti di Stato e uomini di grandezza mondiale che sono caduti sotto i colpi della mano spietata e potente delle Entità Sovranazionali.

Lincoln e Kennedy, ad esempio. Morti per aver creato denaro, a nome e in nome del Popolo, e non in servitù di Banche Centrale «agghindate di denominazioni nazionali». Diffondere informazioni su questo argomento-tabù e contribuire a smascherare questi strangolatori delle libertà individuali e collettive è un dovere di TUTTI noi, di OGNUNO di noi. Cerca in Internet parole chiavi come «signoraggio», «riserva frazionaria», «debito pubblico».

Leggi informazioni alternative e contestatrici al Sistema. Supporta la causa diffondendo questo volantino e facendo TAM-TAM delle vere-informazioni che arrivi a cogliere tramite la Rete, informazioni depurate dall’ideologia politica, asservita al Potere dei Banchieri Internazionali.

Simone Di Tola

venerdì 21 dicembre 2007

Smascherare la truffa

Ragazzi, un amico ha smascherato un imbroglio su un prodotto che ci stanno vendendo schifosamente a Natale, vale la pena leggere l'articolo scritto sul suo blog, vi dò l'indirizzo dove vi potete collegare http://www.silenzi.com/2007/11/09/skypephone-e-3-la-disonesta-fatta-operatore/

A presto